Correre è Bello! scriveva quarant’anni fa il compianto Enrico Arcelli quando tentava di convincere gli italiani a praticare la più semplice attività fisica per migliorare la salute. Born to Run! (Nati per correre!) Scrivevano dieci anni fa Dennis Bramble e Daniel Lieberman, mettendo in evidenza i particolari morfologici e fisiologici che ci differenziano dalle scimmie antropomorfe: tanto ci assomigliano, ma non stanno erette e non sudano come noi. L’evoluzione umana passa dai piedi, non solo dalle mani, e dalla capacità di correre a lungo per cacciare e nutrirsi meglio.
Da qualche millennio tutto questo non ci serve più, ma vediamo come cambia l’operatività dei bambini quando cominciano a camminare e subito a correre: giocando non starebbero mai fermi se poi non ci fossero le regole della scuola e della vita a inchiodarli su una sedia. Facilmente perdiamo la voglia di muoverci e la capacità di farlo al meglio, come avevamo imparato nell’infanzia seguendo e istruendo le strutture del nostro corpo, e magari ci aggiungiamo i chili e la ruggine della sedentarietà.
Correre è Moda! sembra essere il nuovo messaggio e conviene farlo nel modo più cautelativo possibile, recuperando forza muscolare ed estensione articolare che un tempo erano allenate dal gioco e ora hanno forse bisogno di essere strutturate in un programma di allenamento pre-corsa. Perché il corpo nel tempo ha compensato traumi e retrazioni, arrivando magari a posture non del tutto funzionali. Un metodo semplice per iniziare è il corri-cammina, che nella regolare interruzione della corsa con la camminata trova il recupero del fiato e di un’azione più corretta al momento della ripresa.
Per attivare il metabolismo senza caricare le articolazioni è sufficiente anche solo camminare e (in assenza di controindicazioni) per correre è sufficiente allungare il passo e la strada con gradualità, aspettando gli adattamenti che verranno. Possiamo misurarli con i mille strumenti offerti dalla tecnologia, ma consiglio sempre di affinare la sensibilità che si allinea alle motivazioni e agli obiettivi: ognuno deve imparare a confrontarsi con la propria fatica e, volendo, allargarne i confini. A ciascuno il proprio ritmo e il proprio stile.
Non voglio andare oltre in questa semplice introduzione, nel sito Scuola di Corsa ci sono più di 100 articoli per ogni gusto, dal più semplice al più elaborato, perché nella corsa e nelle sue interpretazioni si riflettono contorsioni psicologiche che di solito aiuto a dipanare, cominciando dalla scelta delle calzature. Per correre non è necessario leggere le 8 pagine del 2004 (nel frattempo divulgate in molte pubblicazioni), ma per ragionare sulla funzionalità dei piedi consiglio di guardare almeno le figure delle 6 pagine del 2010 che hanno portato di nuovo il prof. Lieberman in copertina su Nature, ragionando di corsa a piedi nudi e dei suoi vantaggi.
Non vedo molti runner correre a piedi scalzi, quindi possiamo lasciare il professore di Harvard al Department of Human Evolutionary Biology, ma non rinunciamo alla lezione che ci viene da lontano e suggerisce di usare meglio i nostri piedi, un miracolo anatomico che spesso trascuriamo fino a quando non reclama attenzione perché dolorante. Allora ci sono proposte tante soluzioni quanti sono i consulenti, ma dovremmo sempre pensare che i piedi funzionano bene da soli e dovremmo aggiungere solo quello che serve per farli funzionare meglio, non per aggravarli. Come in tutti gli aspetti della nostra vita siamo bombardati da mille suggestioni, che spesso minano le nostre insicurezze: in tempi diversi e ravvicinati sembra funzionare tutto e il contrario di tutto. L’importante è scegliere quello che funziona per noi: una continua ricerca nella crescente offerta.
Enrico Vivian, luglio 2015 – E.mail: info@scuoladicorsa.it
Commenti recenti